domenica 6 giugno 2010
I BLUFF DELL'ARTE CONTEMPORANEA SECONDO FRANCESCO BONAMI
In un nuovo pamphlet Francesco Bonami spiega come smascherare i bluff dell'arte contemporanea
Si tratta del volume “Si crede Picasso” (Mondadori, pp. 120, euro) in cui Francesco Bonami, critico e curatore della Biennale di Venezia del 2003 e di quella del Whitney Museum di New York di quest’anno, spiega quali, secondo lui, sono i veri artisti e quali i falsi e come distinguerli. Da giullaresco toscano qual è, Bonami gioca la carta della provocazione e, in battute al vetriolo, fulmina artisti che vanno per la maggiore quali Fabrizio Plessi, Bill Viola, Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Damien Hirst, Michelangelo Pistoletto, Francesco Vezzoli e persino Giuliano Vangi. Il fil rouge del tutto ? “Anche se alcuni non lo ammetteranno mai, tutti gli artisti vorrebbero essere Picasso. Perché proprio Picasso? Semplice, perché è stato tutto quello che un artista può desiderare: bravo, ricco, famoso, affascinante, socievole, prolifico, popolare, inconfondibile. Ma più che altro Picasso è stato un vero artista. Infatti, per quanto possa sembrare strano, esistono anche artisti falsi che però sembrano veri”. Il che significa, secondo Bonami, che ci sono persone le quali, pur comportandosi come artisti, producendo anche con regolarità molta arte, vendendola ed esponendola in gallerie e musei, artisti in realtà non sono. Non lo sono perché il motivo per il quale creano le loro opere non è scritto nel loro Dna, ma è frutto di una loro convinzione, che spesso riescono a trasmettere con successo a molti altri. Questi falsi sono però ingombranti e spesso sottraggono spazio a chi artista lo è davvero, ma è più timido di loro, che invece sono di solito estremamente sfacciati. Ed a calcare ulteriormente la mano il critico sottolinea che capita anche di trovare falsi artisti bravi. Così come esistono pure veri artisti che sono dei cani. C’è qualcuno che si convince di essere artista anche quando tutti attorno gli fanno capire con le buone o con le cattive che non lo è. Oltre certi limiti, credersi Picasso può trasformarsi persino in una patologia, come quella di chi si crede Napoleone. Non sono esentati nemmeno gli architetti ed I galleristi ( e qui il discorso si farebbe lungo perchè le due categorie, per la maggior parte, si comportano proprio come scrive l'autore). In ordine agli architetti l'autore afferma che “Dal punto di vista della simulazione, la professione più vicina a quella dell’artista è quella dell’architetto. Basta aiutare un amico a ristrutturare un bagno et voilà: si può far correre la voce di essere un architetto” e per quanto concerne i mercanti viene sottolineato che “...esistono anche i falsi galleristi, quelli che sono appunto disposti a mostrare l’arte dei falsi artisti, e che magari riescono persino a venderla a qualche sprovveduto più abbiente di loro”. Molto caustico quindi Bonami e, certamente un po' esageratamente tranchant. Ma è anche vero che se si prova a farci l’occhio, andando a mostre o visitando musei, si inizierà a capire quasi automaticamente quali sono gli artisti veri e quelli falsi. L’opera d’arte realizzata da un vero artista suscita dentro il fruitore una sensazione completamente diversa da quella prodotta da un millantatore. E questa sensazione non ha nessun legame con il fatto che l’opera piaccia o meno, ma nasce dal fatto che la stessa, fin dal primo sguardo, appare in qualche modo inevitabile e indimenticabile.
Prof. Giorgio Barberis
Si tratta del volume “Si crede Picasso” (Mondadori, pp. 120, euro) in cui Francesco Bonami, critico e curatore della Biennale di Venezia del 2003 e di quella del Whitney Museum di New York di quest’anno, spiega quali, secondo lui, sono i veri artisti e quali i falsi e come distinguerli. Da giullaresco toscano qual è, Bonami gioca la carta della provocazione e, in battute al vetriolo, fulmina artisti che vanno per la maggiore quali Fabrizio Plessi, Bill Viola, Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Damien Hirst, Michelangelo Pistoletto, Francesco Vezzoli e persino Giuliano Vangi. Il fil rouge del tutto ? “Anche se alcuni non lo ammetteranno mai, tutti gli artisti vorrebbero essere Picasso. Perché proprio Picasso? Semplice, perché è stato tutto quello che un artista può desiderare: bravo, ricco, famoso, affascinante, socievole, prolifico, popolare, inconfondibile. Ma più che altro Picasso è stato un vero artista. Infatti, per quanto possa sembrare strano, esistono anche artisti falsi che però sembrano veri”. Il che significa, secondo Bonami, che ci sono persone le quali, pur comportandosi come artisti, producendo anche con regolarità molta arte, vendendola ed esponendola in gallerie e musei, artisti in realtà non sono. Non lo sono perché il motivo per il quale creano le loro opere non è scritto nel loro Dna, ma è frutto di una loro convinzione, che spesso riescono a trasmettere con successo a molti altri. Questi falsi sono però ingombranti e spesso sottraggono spazio a chi artista lo è davvero, ma è più timido di loro, che invece sono di solito estremamente sfacciati. Ed a calcare ulteriormente la mano il critico sottolinea che capita anche di trovare falsi artisti bravi. Così come esistono pure veri artisti che sono dei cani. C’è qualcuno che si convince di essere artista anche quando tutti attorno gli fanno capire con le buone o con le cattive che non lo è. Oltre certi limiti, credersi Picasso può trasformarsi persino in una patologia, come quella di chi si crede Napoleone. Non sono esentati nemmeno gli architetti ed I galleristi ( e qui il discorso si farebbe lungo perchè le due categorie, per la maggior parte, si comportano proprio come scrive l'autore). In ordine agli architetti l'autore afferma che “Dal punto di vista della simulazione, la professione più vicina a quella dell’artista è quella dell’architetto. Basta aiutare un amico a ristrutturare un bagno et voilà: si può far correre la voce di essere un architetto” e per quanto concerne i mercanti viene sottolineato che “...esistono anche i falsi galleristi, quelli che sono appunto disposti a mostrare l’arte dei falsi artisti, e che magari riescono persino a venderla a qualche sprovveduto più abbiente di loro”. Molto caustico quindi Bonami e, certamente un po' esageratamente tranchant. Ma è anche vero che se si prova a farci l’occhio, andando a mostre o visitando musei, si inizierà a capire quasi automaticamente quali sono gli artisti veri e quelli falsi. L’opera d’arte realizzata da un vero artista suscita dentro il fruitore una sensazione completamente diversa da quella prodotta da un millantatore. E questa sensazione non ha nessun legame con il fatto che l’opera piaccia o meno, ma nasce dal fatto che la stessa, fin dal primo sguardo, appare in qualche modo inevitabile e indimenticabile.
Prof. Giorgio Barberis
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