domenica 6 giugno 2010
Francesco TABUSSO. Miscellanea.
Caramagna Piemonte (CN), Torre Civica (ex sala Consigliare), dal 10 aprile al 9 maggio 2010.
Oltre quaranta opere di un artista di livello internazionale che, con la sua semplicità ha saputo conquistare i favori sia della critica sia del pubblico per inaugurare la rinnovata sede espositiva della Torre Civica di Caramagna Piemonte (ex sala Consigliare). La rassegna, ricca di oli, acquerelli, disegni ed inediti dipinti eseguiti su terracotta in bassorilievo, si propone quale omaggio all’erede spirituale di Felice Casorati, al pittore nato a Sesto San Giovanni, ma cresciuto nella fervida Torino a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Una carrellata su tutta la produzione di questo cantore della quotidianità, le cui uniche muse sono sempre state la gente, la vita e i sogni. Pittore che ha sempre lavorato per cicli, incentrati sul paesaggio, la natura morta, la figura, i proverbi popolari, l’omaggio a grandi maestri quali Grunewald, Goya, Rembrandt, Caravaggio o Georges de la Tour, il mare, i miti, i ritratti di fanciulla, i montanari valsusini, le vigne della Langa, il circo, gli animali del bosco, gli uccelli e le erbe, sa rispecchiare, ancora oggi, la realtà vista con gli occhi di un bambino e ritratta dalla mano matura di un maestro. Connubio da grande artista evidentissimo in questa rassegna che ripercorre le diverse fasi della sua carriera operativa esplorandonele varie sfaccettature e scoprendone le più evidenti e sottointese passioni. Tutti lavori, caratterizzati da un’impronta inconfondibile: il “daimon” di Tabusso, il suo demone, la vocazione che si è manifestata subito e che non l’ha mai abbandonato, facendo di lui uno dei pittori più amati e apprezzati della contemporaneità. Fin dagli inizi della sua carriera, da quella partecipazione, ancora ventiquattrenne, alla Biennale di Venezia del 1954, dove sarebbe poi tornato nel ’56 e nel ’58. E poi ancora nel ’66, questa volta con una sala personale. Si parte da allora, da quegli anni di formazione nella cerchia di Casorati, per poi arrivare – capolavoro dopo capolavoro- fino alle opere più recenti che, con spontaneità e vigore, ripercorrono sessant’anni di intuizione e coerenza artistica. Una coerenza che lo ha contraddistinto in tutte le sue più prestigiose rassegne internazionali, quali Bruxelles, New York, Mosca, Alessandria d’Egitto e nelle innumerevoli personali tenute in Italia ed all’estero. E anche quando il maestro ha accondisceso a proporsi in realtà meno eclatanti sempre ha fatto si che i lavori esposti non perdessero mai quel significato onirico e particolare che, da sempre, lo contraddistingue. Quel carattere, che un soleggiato pomeriggio estivo, mi esternò, tra un bicchiere di grappa ed uno di limoncello, seduti sull’ingresso della propria abitazione in C.so Galileo Ferraris: voleva rimanere li. Raccontò dei suoi ispiratori, della propria visione di vita, dell’amore per le persone vere e del suo essere giullaresco con coloro che volevano solo “rubargli” le proprie opere. E continuò, con fascinoso gergo personale, descrivendo soprattutto la propria idea di mondo femminile, di ritrovi taverneschi con gli amici, di improvvisa necessità di dipingere o creare un pensiero cdhe gli aveva attraversato la mente. Satiro immaginifico di donne vive ed imprendibili, cercate ed isolate per desiderio, fermate dall’eros, dal colore o dalla materia. Ingentilite come una venus coelestis botticelliana, ma avvolte da una personale simbologia tradotta in un mondo popolato da Lupin vogliosi. Un mondo femminile che esibisce una fisicità arcana, palpabile, teoricamente inafferrabile: nomadi continuamente inseguite che, a volte, fuochi fatui, riescono a “ballare” per una sola estate.
Prof. Giorgio BARBERIS
Oltre quaranta opere di un artista di livello internazionale che, con la sua semplicità ha saputo conquistare i favori sia della critica sia del pubblico per inaugurare la rinnovata sede espositiva della Torre Civica di Caramagna Piemonte (ex sala Consigliare). La rassegna, ricca di oli, acquerelli, disegni ed inediti dipinti eseguiti su terracotta in bassorilievo, si propone quale omaggio all’erede spirituale di Felice Casorati, al pittore nato a Sesto San Giovanni, ma cresciuto nella fervida Torino a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Una carrellata su tutta la produzione di questo cantore della quotidianità, le cui uniche muse sono sempre state la gente, la vita e i sogni. Pittore che ha sempre lavorato per cicli, incentrati sul paesaggio, la natura morta, la figura, i proverbi popolari, l’omaggio a grandi maestri quali Grunewald, Goya, Rembrandt, Caravaggio o Georges de la Tour, il mare, i miti, i ritratti di fanciulla, i montanari valsusini, le vigne della Langa, il circo, gli animali del bosco, gli uccelli e le erbe, sa rispecchiare, ancora oggi, la realtà vista con gli occhi di un bambino e ritratta dalla mano matura di un maestro. Connubio da grande artista evidentissimo in questa rassegna che ripercorre le diverse fasi della sua carriera operativa esplorandonele varie sfaccettature e scoprendone le più evidenti e sottointese passioni. Tutti lavori, caratterizzati da un’impronta inconfondibile: il “daimon” di Tabusso, il suo demone, la vocazione che si è manifestata subito e che non l’ha mai abbandonato, facendo di lui uno dei pittori più amati e apprezzati della contemporaneità. Fin dagli inizi della sua carriera, da quella partecipazione, ancora ventiquattrenne, alla Biennale di Venezia del 1954, dove sarebbe poi tornato nel ’56 e nel ’58. E poi ancora nel ’66, questa volta con una sala personale. Si parte da allora, da quegli anni di formazione nella cerchia di Casorati, per poi arrivare – capolavoro dopo capolavoro- fino alle opere più recenti che, con spontaneità e vigore, ripercorrono sessant’anni di intuizione e coerenza artistica. Una coerenza che lo ha contraddistinto in tutte le sue più prestigiose rassegne internazionali, quali Bruxelles, New York, Mosca, Alessandria d’Egitto e nelle innumerevoli personali tenute in Italia ed all’estero. E anche quando il maestro ha accondisceso a proporsi in realtà meno eclatanti sempre ha fatto si che i lavori esposti non perdessero mai quel significato onirico e particolare che, da sempre, lo contraddistingue. Quel carattere, che un soleggiato pomeriggio estivo, mi esternò, tra un bicchiere di grappa ed uno di limoncello, seduti sull’ingresso della propria abitazione in C.so Galileo Ferraris: voleva rimanere li. Raccontò dei suoi ispiratori, della propria visione di vita, dell’amore per le persone vere e del suo essere giullaresco con coloro che volevano solo “rubargli” le proprie opere. E continuò, con fascinoso gergo personale, descrivendo soprattutto la propria idea di mondo femminile, di ritrovi taverneschi con gli amici, di improvvisa necessità di dipingere o creare un pensiero cdhe gli aveva attraversato la mente. Satiro immaginifico di donne vive ed imprendibili, cercate ed isolate per desiderio, fermate dall’eros, dal colore o dalla materia. Ingentilite come una venus coelestis botticelliana, ma avvolte da una personale simbologia tradotta in un mondo popolato da Lupin vogliosi. Un mondo femminile che esibisce una fisicità arcana, palpabile, teoricamente inafferrabile: nomadi continuamente inseguite che, a volte, fuochi fatui, riescono a “ballare” per una sola estate.
Prof. Giorgio BARBERIS
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