venerdì 17 settembre 2010
PER LO STATO SIAMO UN POPOLO DI EBBRI ENRICHETTI ?
Ho letto con molta attenzione l'articolo di Antonio Barillà comparso sul n. 30 del 2 u.s. dal titolo “Se la Giustizia non è Giustizia” (come del resto leggo sempre con altrettanta attenzione ed interesse quanto compare su Idea) che, forte di un incipit di grande levatura analitica ed umana, pone a confronto due casi giuridici, ma soprattutto di vita, da assumere ormai ad esempio di un sistema socio-politico decisamente discutibile. Protagonista un provinciale Enrichetto, innoquo trastullone di bottiglia, arrestato e tenuto a lungo in carcere per “guida di bicicletta in stato di ebbrezza” grazie ad una solerte comare e a dei gendarmi alla Deandrè, affiancato dal suo povero cane Pumin che, tristemente, muore per mancanza del padrone. Deuteragonista il nomade Anthony, delinquente patentato il quale, travolta ed uccisa una casalinga con l'auto a chiosa di un inseguimento da parte dei carabinieri, esce dal carcere pochi giorni dopo l'arresto col solo obbligo di firma. Ad interessarsi del caso, naturalmente molto a posteriori, il Ministro e via dicendo su sollecitazione però di un'altra grande firma quale Gramellini. Una storia commovente quella di Enrichetto un dato ormai di fatto quello di Anthony. Un esempio non solo provinciale di dilagante ingiustizia, ben sottolineato da Barillà, e del quale non se ne può più. Un' ingiustizia che, a livello Italia, parte da anni di scontri parlamentari e mediatici, fattisi più cruenti negli ultimi mesi, incentrati sui lodi dei Potenti, sulle loro milionarie proprietà, sulle loro escort, sui trans di turno, sulle cene luculliane per discutere di governo, sulle buffonate inerenti le visite di sudaticci Colonnelli ricattatori, sui sondaggi taroccati su...tutto quello che a noi, poveri Enrichetti e poveri Pumin, non serve e del quale ci può fregare di meno. Un' ingiustizia nascosta dalla tecnica ipnotica degli invasivi gossip, dai falsi dati di allegra ripresa, da milionarie campagne acquisto di calciatori, dalla vetusta ma sempre funzionale strategia del “panem et circenses”. A noi Enrichetti però interesserebbe sapere se possiamo farcela, come Stato e come singoli, a livello economico e di parità sociale in tutti i sensi. E ci interesserebbe anche sapere, per rimanere in tema, se sarebbe possibile evitare che un poveraccio vada in galera per un po' di dolcetto ed un assassino circoli liberamente, che degli onesti lavoratori si suicidino a causa di ottusi e reiterati ritiri di patenti, che normali contribuenti si ritrovino con multe da capogiro ed incostituzionali confische di auto, che a causa di un cds tutt'altro che europeo un vessato padre di famiglia trascorra giorni di carcere per aver portato moglie e figli a prendere una pizza ed una birra. Perchè tutto questo, grazie anche ad una burocrazia menefreghista, elefantiaca e costosa, si rivela una delle tante ingiustizie legali che mette in ginocchio migliaia di persone, contribuisce ad aumentare la crisi dei produttori, a far scendere le immatricolazioni di auto ad affossare un'economia che, certo, florida non è. La remarque non a difesa dell'Anthony di turno, delinquente, etilista o drogato di fatto, che diventa una minaccia globale, ma per reincanalarci, almeno partendo dalla quotidianità, in quell'assunto che recita “La legge è uguale per tutti” e non solo per tanti impuniti che ormai recuperano i disavanzi di cassa con divieti, ammende, controlli a tappeto di piccole imprese e chi più ne ha più ne metta.
Giorgio Barberis
Giorgio Barberis
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